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In dieci capitoli, ognuno contraddistinto da un elemento naturale, si snodano i ricordi dell'infanzia e della giovinezza della protagonista, tormentata dal desiderio e dall'impossibilità di tornare in Palestina. Tanti i luoghi - oltre a Gerico: Gerusalemme, Acri, Damasco, Beirut - e i personaggi che riempiono le pagine di questo romanzo, dove aneddoti personali si alternano sapientemente a episodi storici, spesso dimenticati. Con una scrittura minuziosa, vivida ed evocatrice, Liana Badr ci immerge nella vita quotidiana palestinese al punto che, scrive Isabella Camera d'Afflitto, "si può quasi sentire il calore di cibi preparati amorevolmente con spezie profumate che i profughi si ostinano a cucinare, tramandandosi ricette di generazione in generazione, per non dimenticare niente della loro terra, soprattutto quando sono costretti a vivere in esilio nella terra altrui".